giovedì 2 luglio 2009

Una personale interpretazione della vela

Mi é capitato spesso, in passato, navigando come skipper o con gli amici di qualche circolo velico, di non staccare dal ritmo della vita solita, di navigare come fossi all'interno di una metropolitana. Ogni giorno, una fermata, acqua, ricarica alla batteria, cambusa e poi via, senza nemmeno provare a conoscere nulla del luogo in cui eravamo ormeggiati, senza conoscere nessuno, senza entrare in contatto con l'essenza del luogo.

E mi é capitato anche, ma molte meno volte, di incrociare di sfuggita qulcuno che in quello stesso porto ci spendeva molto piu' tempo, che spesso era un personaggio del luogo come di altri luoghi (d'altronde si parla di navigazione a vela), che spesso era intento in incomprensibili operazioni di manutenzione e che spesso l'equipaggio additava con curiosita'. Ricordo con piacere l'amico Vanacore ripetermi spesso come avesse trovato la mia barca ideale, una barca tradizionale in legno rabberciata alla meglio, ormeggiata a Port-Cros, di proprieta' di una persona dalle fattezze tipiche del marinaio solitario.

Ora, qui a Viveiro, ho trovato la dimensione che cercavo.

Che non é quella del navigare per forza, a tappe, come le ferrovienord. Che non é quella dell'inquietudine per l'impossibilita' di uscire 'anche per fare due bordi'. Che non é quella che si puo' comprare in un'agenzia di viaggi o in un circolo/scuola di vela.

Occorre comprarsela la barca, per capire.

E avere tempo. Tempo libero. Io pensavo di averne molto, ma mi sono reso conto che in realta' non basta. Ne ho troppo poco. Ma gia' quanto basta per percepire quanto spesso viviamo in una scatola. Una piccola scatola.

Per rispondere a tutti gli amici che mi contattano e si mostrano dispiaciuti quando si sentono dire che la mia barca non é ancora in acqua: me la passo benissimo cosi'. Ogni giorno conosco nuove persone in porto, coccolo la mia barca come fosse la mia bimba, faccio i lavori che ho deciso col ritmo che voglio, mi prendo il mio tempo, come dicono i francesi.

Quando mi mettero' in navigazione, sara' quando saro' soddisfatto dello stato della manutenzione del Dreamer e il vento sara' favorevole. Non prima di allora.

E se avete poco tempo? Jean-Marc mi ripete spesso: quelli che hanno fretta ma vogliono saggiare cos'é davvero la vela, devono prendere l'aereo, non la barca a vela...

Forse, un po' troppo radicale come posizione. Forse.

Ah: intanto la mia carta di identita' non arriva...

domenica 28 giugno 2009

Traccheggiare

Una cosa che avevo imparato dal mio amico Sky (all'anagrafe Gianluca Dossena, uno dei miei amici che purtroppo non ci sono piú) é quella di 'traccheggiare' ogniqualvolta arrivo in un porto nuovo. Traccheggiare significa guardarsi intorno assumendo quasi l'atteggiamento di un detective, osservare, scovare tutto quello che ci potrebbe essere utile al momento e a quello di un eventuale ritorno. Trovare servizi, cose, persone, come meccanici, shipchandler, ormeggiatori, bacheche meteo, spot wi-fi...

E funziona.

Mentre mi accingo a programmare la navigazione di quest'anno ho conosciuto Jean-Marc, una persona che ha giá fatto il percorso 'inverso' rispetto a quello che vorrei fare io, e cioé é partito da Nizza e ha invernato la barca a terra qui a Viveiro. E' una miniera di informazioni inesauribile dal momento che ha compiuto questa navigazione a piccole tappe, visitando la maggior parte dei porti principali, avendo quasi sempre il vento in faccia.

E quindi, la mia destinazione? Madeira? No Madeira? Quando? Come? Dove? Per ora devo ancora decidere. Del resto non ho ancora finito di traccheggiare...