In attesa di saltare l'ostacolo e passare all'acquisto della mia prossima barca, cosa sulla quale ho riflettuto molto questi ultimi tempi e della quale sento via via rifarsi viva la necessità, ricomincio a parlare di vela con rinato entusiasmo, dopo aver fatto conoscenza (telefonica) con Alberto C, che mi ha ricordato che quando parlo di vela non sono l'unico a pensarla alla mia maniera nè parlo arabo o cinese. Per uscire dal silenzio, comincio citando Bjorn Larsson, a proposito dei fenomeni della vela tanto sbandierati dalle riviste di 'vela', nonchè di tutti coloro che cercano di fare i fenomeni (da baraccone) con scarsi risultati.
[Da: Bjorn Larsson, La saggezza del mare]
I velisti hanno la tendenza a credere che attraversare l'Atlantico sia un'impresa maggiore che attraversare il mare del nord o il Mar Baltico. Chi ha fatto il giro del mondo trova più rispetto di chi ha navigato lungo le coste della Norvegia o è incappato in una tempesta sul Kattegat. Ma il coraggio, la resistenza e l'abilità marinaresca non hanno niente a che fare con la distanza. (...) L'unica qualità necessarie per diventare un eroe, ormai, è avere faccia tosta ed essere un po' incosciente. (...) Mi piacerebbe che il mare fosse una fonte di ispirazione in materia di etica e che navigare fosse un modo di trovare un significato all'esistenza a terra.
Ci sono molte cose utili e preziose, a mio giudizio, da imparare dalla frequentazione del mare, almeno a bordo di una piccola barca a vela.
L'umiltà, la tenacia, la pazienza, la cooperazione alla vigilanza, tra le altre.
Vi piacciono i toni eroici e trionfalistici delle riviste? Sentiamo la vostra!
Buon vento a tutti, e alla prossima!
domenica 18 maggio 2014
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